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NIRSEVIMAB nella prevenzione dell’infezione da VRS nei pazienti nati a termine e nei pazienti late-preterm

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Settembre 11, 2023

Introduzione

Nel marzo 2022 è stato pubblicato un articolo nel New England Journal of Medicine inerente all’utilizzo del Nirsevimab, anticorpo monoclonale a lunga emivita inibente la proteina di fusione del Virus del Respiro Sinciziale (VRS), al fine di valutarne l’efficacia e il profilo di sicurezza nella prevenzione dell’infezione da VRS nei bimbi nati a termine e nei bimbi late-preterm, nella loro prima esposizione all’epidemia stagionale.

Il Nirsevimab è un anticorpo monoclonale ricombinante umano (IgG1 k) che agisce legando le due subunità della proteina F (F1 ed F2) a livello di un epitopo altamente conservato, bloccandola nella sua conformazione pre-fusione ed impedendone la successiva fusione con la cellula respiratoria.

Nello studio sono stati arruolati bimbi sani nati almeno a 35 settimane di età gestazionale, di età massima di 1 anno, che venivano per la prima volta esposti all’epidemia stagionale da VRS. I partecipanti sono stati randomizzati in doppio cieco a una singola dose di Nirsevimab per via intramuscolare versus placebo. L’endpoint primario di efficacia era l'infezione del tratto respiratorio inferiore da VRS entro 150 giorni dopo l'iniezione, mentre l'Endpoint secondario di efficacia era l'ospedalizzazione nello stesso periodo.

I pazienti che hanno ricevuto il Nirsevimab hanno avuto un minor necessità di cure mediche a seguito dell’infezione da VRS rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo. Il ricovero ospedaliero per infezione da VRS nei 150 giorni di follow-up post iniezione si è reso necessario per 6/994 (0.6%) e 8/496 (1.6%) pazienti che avevano ricevuto rispettivamente Nirsevimab o placebo.

L’emivita media del farmaco si è dimostrata essere di 68+/- 10.9 giorni. Tra i bimbi osservati fino al giorno 361 in 58 su 957 che avevano ricevuto il Nirsevimab sono stati riscontrati anticorpi anti-farmaco, e in 5 su 473 anticorpi in quelli che avevano ricevuto il placebo. Tuttavia, non c’è evidenza che la presenza di anticorpi anti-Nirsevimab abbia influenzato l’effetto del farmaco poiché le concentrazioni sieriche al giorno 151 del Nirsevimab erano molto simili tra chi aveva sviluppato gli anticorpi e chi no. Al giorno 361 invece la concentrazione era più bassa in chi era risultato positivo agli anticorpi rispetto a quelli risultati negativi.

L’incidenza di effetti avversi entro il primo giorno dall’iniezione è stata molto bassa (1,8% tra i soggetti trattati con nirsevimab e 0,6% tra i soggetti trattati con placebo), tutti di grado 1. L'incidenza degli eventi avversi entro 7 giorni dall'iniezione è stata simile nei due gruppi (13,4% nel gruppo nirsevimab e 12,8% nel gruppo placebo), relativi a febbre, malessere, dolore o gonfiore al sito di iniezione. Eventi avversi gravi sono stati segnalati nel 6,8% dei soggetti trattati con nirsevimab e nel 7,3% dei soggetti trattati con placebo.

Si sono verificati tre decessi fino al giorno 361 (tutti tra i soggetti trattati con nirsevimab a partire dal giorno 140). Uno per causa sconosciuta al giorno 140 in un neonato con ritardo della crescita, ma sulla base degli eventi avversi segnalati di vomito, ipoglicemia e anemia, è stata sospettata una malattia cronica di base che non era stata diagnosticata prima della morte. Due decessi (nei giorni 143 e 338) sono stati attribuiti a gastroenterite in neonati che non avevano ricevuto una visita sanitaria per la malattia. Nessuno degli eventi avversi gravi, compresi i decessi, è stato considerato correlato al Nirsevimab o al placebo. È stato segnalato un singolo evento avverso di particolare interesse: un paziente trattato con Nirsevimab ha sviluppato un rash maculare generalizzato di grado 3 senza sintomatologia sistemica a 6 giorni dall'iniezione, risoltosi dopo 20 giorni spontaneamente e che è stato attribuito al Nirsevimab. Non sono state segnalate anafilassi o altre reazioni gravi di ipersensibilità. Il profilo di sicurezza del Nirsevimab nei soggetti con positività anticorpale al farmaco si è dimostrata simile rispetto a quello dei soggetti che non presentavano anticorpi.

Conclusioni

Questo studio di fase 3 ha dimostrato che la somministrazione di Nirsevimab prima dell’epidemia da VRS nei bimbi a termine e late-preterm fornisce protezione contro l’infezione da VRS e quindi ha un impatto sull’ assistenza medica e sull’ospedalizzazione.

I dati di farmacocinetica del Nirsevimab hanno dimostrato che garantisce protezione entro i 150 giorni dall’iniezione, in relazione al peso e all’età del bimbo. Livelli sierici inferiori sono stati riscontrati nei bimbi con peso inferiore ai 5 kg o con età inferiore ai 3 mesi. Inoltre, sebbene chi ha ricevuto una dose da 100 mg abbia avuto una tendenza maggiore ad avere concentrazioni ematiche più alte, c’è stato un sostanziale overlap in termini di concentrazione media in chi ne ha invece ricevuto 50 mg.
Gli anticorpi anti- Nirsevimab tendono a svilupparsi tardivamente e non incidono sulla farmacocinetica durante l’epidemia da VRS, sebbene non si conosca la loro influenza su una successiva somministrazione del farmaco.

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