Studio su bambini nati con cCMV che avevano superato il primo test uditivo alla nascita.
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Un ampio studio europeo condotto da Buonsens D. e collaboratori e pubblicato su The Pediatric Infectious Disease Journal bambini nati con infezione congenita da citomegalovirus (cCMV) che avevano superato il primo test uditivo alla nascita. Nonostante l’udito inizialmente normale, il 6,5% di questi bambini ha sviluppato una ipoacusia neurosensoriale a insorgenza tardiva (LO-SNHL) entro i primi anni di vita, con diagnosi tra i 4 mesi e i 5 anni e mezzo.
I bambini che alla nascita presentavano alcuni segni clinici — come petecchie, ingrossamento di fegato o milza, microcefalia o basso peso — o alterazioni agli esami (bassa conta piastrinica, carica virale più elevata, anomalie cerebrali come ventricolomegalia e lesioni della sostanza bianca) avevano un rischio maggiore di sviluppare un calo dell’udito nel tempo. In particolare, ventricolomegalia, alterazioni della sostanza bianca e splenomegalia sono risultate le condizioni più fortemente associate alla comparsa successiva di ipoacusia.
Tra i bambini asintomatici alla nascita, il rischio è risultato molto basso: solo il 3,7% ha sviluppato LO-SNHL, e i casi gravi o profondi sono stati rarissimi (0,3%).
In sintesi, lo studio conferma che anche i bambini con cCMV e udito inizialmente normale possono sviluppare problemi uditivi più avanti, ma il rischio è soprattutto concentrato nei piccoli che presentano segni clinici o anomalie radiologiche alla nascita. Per questo, è fondamentale un follow-up audiologico prolungato e regolare.
The Pediatric Infectious Disease Journal 45(1):p. 1-10, January 2026 DOI: 10.1097/INF.0000000000004960
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